Qual è l'impatto dell'archeologia sulle identità moderne presenti in Siria? L'archeologia collaborativa può avere conseguenze anche sulla protezione del patrimonio archeologico, in tempo di pace come in quello di guerra?
Tell Mozan rappresenta un esempio davvero unico di archeologia collaborativa in Siria e in Medio Oriente, che sembra essere in grado di rispondere a queste domande.
In occasione di una conferenza, tenuta durante l'International Open Workshop: Socio-Environmental Dynamics over the Last 15,000 Years: The Creation of Landscapes VI ho presentato lo straordinario lavoro della spedizione archeologica a Tell Mozan, volto a coinvolgere le comunità locali in un processo lento e organico, sin dai primi anni di scavo. Il workshop ha rappresentato uno spazio interdisciplinare, che mirava a promuovere il dibattito attraverso il confronto di più temi differenti. L'evento è stato organizzato dall'Università tedesca di Kiel nell'ambito del 'Cluster of Excellence ROOTS', della Scuola di specializzazione 'Human Developmen in Lanscapes' e del Collaborative Research Centre 1266 'Scales of Transformation'.
La conferenza è iniziata con una rapida illustrazione dell'importanza storica di Urkesh e delle caratteristiche principali del sito archeologico. Successivamente, sono stati presentati i principi seguiti dagli archeologi per trasformare il sito in un "libro di storia" per i visitatori.
A Tell Mozan, la presentazione del sito è dunque scaturita dall'integrazione del progetto di conservazione con quello più ampio, di stampo prettamente archeologico. Questo processo, sviluppato negli anni grazie all'apporto e al sostegno di IIMAS, ha trasformato Urkesh in un sito archeologico attraente e di facile lettura, che può essere considerato un esempio senza pari nella regione. Tale lavoro ha costituito la base di un vasto processo di archeologia organica e collaborativa. Gli archeologi attivi per anni sul sito hanno anche organizzato attività volte a coinvolgere i lavoratori locali, per renderli pienamente consapevoli dell'importanza di promuovere la conoscenza storica del sito: hanno così offerto loro conferenze regolari per presentare le nuove scoperte, e hanno descritto il sito in molti modi utilizzando le lingue locali in pannelli, volantini, ecc. Questo comportamento ha creato un senso di appartenenza verso il sito, e ha fatto sì che la presenza sul sito da parte dei locali aumentasse nel corso del tempo.
Questo modo di agire si è concretizzato nell'idea di un grande parco eco-archeologico che comprenda diverse attività portando benefici economici concreti per la popolazione locale. La progettazione del parco è attualmente sospesa a causa del conflitto in Siria. Tuttavia, una delle sue attività ha resistito alla guerra ed è fiorita, sino a diventare l'atelier 'Il portale di Urkesh'. In effetti, l'atelier ha rappresentato il fulcro della mia presentazione, insieme alle sue protagoniste - le donne locali - e ai loro prodotti.
In questo intervento, ho potuto spiegare che l'intuizione nei riguardi del sito dei Direttori, Giorgio Buccellati e Marilyn Kelly-Buccellati, e il loro costante impegno a promuovere e proteggere Urkesh sostenendo le persone che vivono accanto ad esso si è rivelato un metodo prezioso e un esempio da seguire per condurre una vera e propria archeologia collaborativa. I risultati dei metodi da loro applicati sono testimoniati oggi dal fatto che Urkesh è perfettamente conservata grazie a un team composto da collaboratori locali, precedentemente formati durante le campagne di scavo, e in costante contatto con l'´quipe archeologica internazionale.
La presentazione ha sollevato una grande la curiosità tra i presenti, e ha dato il via a diverse discussioni sul dovere etico e professionale degli archeologi nel coinvolgere i locali come parte essenziale del loro lavoro. Ha anche suscitato domande e sollevato una discussione sulla possibilità di seguire l'esempio di Mozan quale metodo da applicare anche in altri siti del Mediterraneo.